La storia dei nastri trasportatori

Per nessuno di noi i nastri trasportatori sono un oggetto misterioso: sappiamo che vengono utilizzati in una gamma vastissima di applicazioni industriali, che spazia dal settore alimentare, a quello farmaceutico, a industrie pesanti come quella metallurgica, e allo stesso tempo che trovano applicazione in ambiti di servizio come nel trasporto bagagli in aeroporti e grandi stazioni. Ciò che però forse non conosciamo è la storia di questo dispositivo, e come si sia arrivati dalla sua concezione alla larghissima diffusione di cui esso gode nel presente. Ripercorriamo dunque brevemente la storia dei nastri trasportatori.

L’origine del dispositivo è probabilmente più antica di quanto molti fra noi pensino: ne abbiamo le primissime tracce non nella seconda rivoluzione industriale, e nemmeno nella prima, ma addirittura nella seconda metà del 1600, più di tre secoli fa, e quindi in anticipo, se vogliamo ben vedere, perfino sul concetto stesso di industrializzazione, o per lo meno ai suoi primissimi albori. Se però vogliamo andare a considerare il momento in cui la loro diffusione divenne non più occasionale, ma uno standard riconosciuto, dobbiamo attendere circa un secolo, e approdare al 1795, quando i nastri divennero popolari per lo spostamento, su brevi distanze, di merci pesanti – inizialmente, dei sacchi di grano.

Com’è facilmente immaginabile, all’epoca i sistemi in uso erano molto semplici, quasi rudimentali: consistevano essenzialmente di una base costruita in legno e di una cinghia, solitamente in tela o cuoio, che vi scorreva sopra. Fu soltanto nel ventesimo secolo che, dopo una sfortunata esperienza con i nastri trasportatori a rullo, quelli a cinghia videro un vero e proprio boom. Negli anni ’20, la loro applicazione principale era nell’industria automobilistica in piena espansione e in quella delle miniere, dove venivano utilizzati per trasportare il minerale scavato per distanze di diversi chilometri, con cinghie robuste costruite di strati alternati di cotone e gomma. Il discendente moderno di tali sistemi si trova nelle miniere di fosfati del Sahara Occidentale, ed è lungo ben 60 chilometri.

L’altra evoluzione storica fondamentale avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale, e consistette nell’introduzione dei materiali sintetici per la produzione delle cinghie, dovuta alla scarsità dei materiali naturali. Oggigiorno, la varietà di materiali disponibili, che permette di adattarsi a qualsiasi applicazione, include PVC, poliestere, poliureteano, neoprene e nylon, oltre agli intramontabili cuoio, gomma, e naturalmente acciaio.